Sabato 18 giugno ad Albano per fermare l’ampliamento della discarica e l’inceneritore

Il manifesto del Corteo

Il manifesto del CorteoMobilitata la cittadinanza dei Castelli per un altro importante fronte comune

L’appuntamento è ad Albano ma il problema riguarda tutti: è previsto l’ampliamento del VII invaso che andrebbe già a gravare su una situazione compromessa per la stato in cui versa la discarica di Roncigliano.

Le implicazioni per la salute della popolazione sono enormi, come lo sarebbero per la costruzione dell’inceneritore sempre nella stessa area, uno spettro che nonostante la sospensiva del TAR continua ad aggirarsi tra i Castelli Romani.
Dopo l’esperienza dei Comitati per i referendum, la Società Civile dei Castelli si raduna per festeggiare il risultato elettorale ma soprattutto per continuare a far sentire forte la propria voce e i propri diritti.
Il corteo si muoverà alle 15:30 da Piazza Mazzini, tutti sono invitati a partecipare e a passare parola.

Spiegano dal comitato No-Inceneritore: “Nel corso di quest’anno la politica regionale della gestione rifiuti si è arenata, le politiche di riduzione riuso e riciclo dei rifiuti sembrano una barzelletta, mentre la discarica di Malagrotta è da anni al collasso. La risposta a tutto questo è stata solamente l’apertura di nuove megadiscariche e l’allargamento di quelle vecchie. In un territorio come quello dei Castelli Romani già piagato da una gravissima crisi idrica aprire un ulteriore invaso della discarica rappresenta a maggior ragione un’enorme beffa“.

La manifestazione di Albano si colloca in un momento molto critico sul fronte dei rifiuti nella provincia di Roma: a Pomezia, dove il municipio non paga l’impresa di smaltimento, è piena crisi con le strade invase dall’immondizia.
Situazione molto simile anche ad Anzio con pericolo di estensione a tutto il litorale romano e a parte dei Castelli. In questo scenario, mentre la UE mette in mora l’Italia per la situazione tracimante di Malagrotta, i gestori delle discariche aderenti a Federlazio reclamano crediti arretrati di circa 250 milioni di euro da una quarantina di comuni, Roma compresa; durante il periodo elettorale era stata stipulata una sorta di tregua con gli imprenditori (capeggiati dal proprietario di Malagrotta, Manlio Cerrioni) ma il tempo delle buone intenzioni sembra esser finito.

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