
Dopo la notizia dell’archiviazione dell’istanza che chiedeva l’istituzione dell’area di salvaguardia del Campo Pozzi Laurentino, anche l’Unione dei Comitati contro l’Inceneritore ha levato la protesta contro la Regione Lazio sottolineando i sospetti sui tempi record della procedura.
Ecco il testo del comunicato pubblicato nella pagina Facebook del Comitato No Inceneritore a Santa Palomba.
TERMOVALORIZZATORE, SOSPETTA L’ARCHIVIAZIONE A TEMPO DI RECORD DELL’AREA DI SALVAGUARDIA DEL CAMPO POZZI LAURENTINO DA PARTE DELLA REGIONE“Chi non ricorda la sorpresa del Presidente Francesco Rocca quando, incalzato da Claudia Di Pasquale giornalista di Report, veniva “notiziato” sul fatto che laddove la richiesta dell’area di salvaguardia del campo Pozzi Laurentino fosse stata accolta con l’area perimetrata non sarebbe più stato possibile costruire l’inceneritore a Santa Palomba? È questo l’ interrogativo che apre la nota stampa dell’Unione dei Comitati contro l’inceneritore.“Per parte sua, – prosegue la nota dell’Unione dei Comitati – il Presidente della Regione Lazio rispose di non saper nulla al riguardo assicurando però, che avrebbe approfondito la questione. A poco più di tre mesi dal servizio inchiesta “il Santo Inceneritore”, apprendiamo che i suoi uffici informavano l’ Assessore Ghera nella nota a riscontro dell’interrogazione a risposta immediata del 20 marzo a firma dei Consiglieri Adriano Zuccala, Valerio Novelli e Alessandra Zeppieri, della determinazione dirigenziale, adottata a tempo di record. Secondo gli uffici regionali l’istanza di Acea sull’istituzione dell’area di salvaguardia, essendo la motivazione decaduta, ne andava disposta l’ archiviazione. E questo avveniva già il 20 marzo, lo stesso giorno dell’ interrogazione. Tutto questo in neppure 10 giorni, verrebbe da dire nemmeno il tempo di ricevere e protocollare il nuovo piano, figurarsi dall’ esaminarlo.Ancora una volta – sottolineano dall’ Unione – siamo di fronte a un gigantesco conflitto di interessi che si palesa oggi nella forma di conflitto di interessi all’interno di uno ancora più ampio. Acea, infatti, oltre ad essere la capofila della cordata di imprese candidata a realizzare l’inceneritore è, come noto, una società per azioni il cui azionista di maggioranza è proprio il Comune di Roma il cui Sindaco è Commissario governativo plenipotenziario che ricopre però anche l’incarico di Sindaco della Città metropolitana. Nel caso di questa archiviazione a tempo di record, Acea, attraverso Acea ATO 2, dalla prima controllata, presentava in data 11 marzo un aggiornamento del piano per il superamento delle problematiche dell’area caratterizzata per la presenza diffusa di sostanze organiche clorurate propendo pertanto la delocalizzazione dei pozzi “in aree più sicure”. Con il nuovo piano ha fornito alla Regione un comodo assist per archiviare l’istanza facendo venir meno un elemento ostativo alla realizzazione dell’inceneritore che Acea Ambiente s.r.l. per bocca di Fabrizio Palermo, Amministratore delegato del gruppo si dice e pronta a costruire. Tuttavia, riteniamo che ciò costituisca la sostanziale ammissione che ci troviamo di fronte a un caso di scuola di area a elevato rischio di crisi ambientale. Delle due l’ una: o c’è inquinamento e quindi si delocalizzano i pozzi dell’ area di salvaguardia o l’ inquinamento non c’è e allora la delocalizzazione è una misura finalizzata a rimuovere un elemento ostativo alla realizzazione dell’ inceneritore.In questo quadro e a maggior ragione – incalzano dall’ Unione – rinnoviamo la richiesta ai Comuni di Ardea e Pomezia di richiedere la pronuncia alla Regione di area a elevato rischio fondata sui presupposti che avrebbero portato alla delocalizzazione dei pozzi dell’ area di salvaguardia.La Regione Lazio a guida Rocca deve però dismettere i panni di Ponzio Pilato, nella migliore delle ipotesi, o di complice di Gualtieri, nella più probabile, perché questa vicenda investe la tutela della salute delle popolazioni. Dalla Presidenza della Regione Lazio, ad agosto ci preavvisarono di un’audizione in Commissione ambiente sulle questioni da noi sollevate con la petizione popolare innanzitutto per l’ area ad elevato rischio di crisi ambientale.Sono trascorsi più di sei mesi e dopo questa fulminea e sospetta archiviazione sollecitiamo l’audizione perché le 13 mila firme della petizione popolare contro l’inceneritore meritano rispetto e vanno ascoltate senza necessità di ulteriori azioni da parte nostra che – concludono dall’ Unione – siamo in ogni caso pronti a intraprendere.”
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