Ricevuto pubblichiamo: le riflessioni critiche di un lettore sull’incendio. “Guarda che nube che è sortita Nannì!”

— incendio ciampino

Pubblichiamo di seguito alcun stralci di una lunga mail ricevuta oggi dalla Redazione, una mail molto critica sull’incendio in corso e non solo. Un’analisi cruda e per molti passi condivisibile del rapporto indiscutibile tra consumismo, rifiuti e smaltimento di materiali alla fine, come abbiamo visto, sempre pericolosi. Una riflessione utile, comunque la si pensi.

Stralci di una lunga mail firmata da un lettore

DA RIFIUTI A “RISORSE”, DA “RISORSE” A PROFITTI E DA PROFITTI A NUBI TOSSICHE E’ UN ATTIMO

In tanti sul nostro territorio, tantissimi non sapevamo di vivere a poca distanza da un sito di stoccaggio di rifiuti autorizzato per 300 mila tonnellate (!!!).

Ma in tanti, tutti, sappiamo cosa sono diventati i Castelli Romani in questi anni: cemento e devastazione in tutti i comuni, abbassamento e inquinamento delle falde acquifere, i laghi che stanno diventando pozzanghere, frane senza interventi di messa in sicurezza, taglio selvaggio dei boschi del Parco dei Castelli, traffico aereo esponenzialmente aumentato negli ultimi 20 anni per farne profitto, discariche e in ultimo il ritorno del progetto di un inceneritore da 700 mila tonnellate l’anno, mentre la viabilità e il trasporto pubblico arrancano e la sanità pubblica ha visto la chiusura di diversi ospedali e ambulatori.

In questo quadro, ci mancava l’incendio della s.r.l. “Eco  Logica 2000”, sita in via Enzo Ferrari a Ciampino ma molto vicina a Cava dei Selci e S.Maria delle Mole, che opera da anni nel settore di stoccaggio e riciclo di rifiuti, almeno fino alla data del 29 luglio e speriamo non oltre, quando un incendio ne ha devastato il sito.

Si è alzata una nube (tossica? ancora non lo sappiamo ufficialmente ndr) che, spinta dal vento, ha di fatto colpito gran parte dei Castelli Romani rendendo l’aria irrespirabile e con probabili conseguenze anche sulle coltivazioni che ci sono in zona.

Come si è sviluppato l’incendio ?

Quante tonnellate di rifiuti sono andate a fuoco ?

Quale quantità divisa per tipologia di rifiuto ?

Perché non ha funzionato la sorveglianza interna e l’antincendio aziendale ?

Perché non è stato interrotto il traffico aereo visto che la rotta di decollo è in linea con i fumi tossici ?

Chi, quando e quanto risarcirà i danni a salute e ambiente?

Il sito sarà definitivamente chiuso, dismesso e bonificato?


Di certo, dai codici CER autorizzati per l’azienda, sappiamo che ci potremmo esserci trovati a respirare e potremmo continuare a respirare per settimane:  gomme di materassi, vecchi mobili in legno trattato e forse plastiche di varia natura, polistirolo, gomme da pneumatici, scarti di vetroresina e vernici a tutto ciò applicate.

Del resto l’azienda si vanta del fatto che si è ubicata in zona per lavorare molto sugli scarti e il riciclo di materiale edilizio, essendo stata, dicono, tra le prime in provincia di Roma.
E infatti a Marino e nelle sue frazioni si è svolta una dura lotta contro la cementificazione del territorio: sono stati costruiti e continuano ad esserlo migliaia di nuove case, che hanno portato questo comune a sfiorare la bellezza di 50.000 abitanti dai poco più di 30.000, in un lasso di tempo brevissimo. E per fortuna che il mega-progetto di “DeACapital” e di Parnasi è stato fermato, altrimenti ne avremmo già altri 15.000 in più.

Tutto questo produce enormi “scarti”: terra scavata, inerti, lavorazioni edilizie.

Su questa idea di “violenta messa a profitto” del territorio va ricercata la causa primaria dell’incendio di questi giorni che, purtroppo, sta proseguendo per interi giorni perché i materiali continuano la combustione.

“Chiudete le finestre” e chi s’è visto, s’è visto… Grazie per il consiglio, non ci saremmo mai arrivati da soli … “Che cavolo ci state a fare ?”, ci verrebbe da dire.

Certo, se fossero stati gli “zingari” della Barbuta, potevamo “sperare” (oh, si fa per dire!!!) in qualche politico in cerca di voti che ci illuminasse la via giusta con forconi, torce, napalm (quest’ultimo ipotizzato da un noto politico ciampinese all’epoca, poi assessore e vicesindaco …).

Quando però si tratta di aziende, imprenditori, architetti e ingegneri, l’ineluttabile fatalità sembra che sia qualcosa che dobbiamo tutti noi accettare perché “così è se vi pare”.

Anche no, anche basta,  diciamo noi.

Tra l’altro, sono centinaia le discariche e i siti di impianti e di stoccaggio di rifiuti che sono stati incendiati dolosamente nel corso degli ultimi anni in tutta Italia, grazie agli interessi economici che ci sono in ballo.

La Terra dei Fuochi non si trova solo a Caserta e non è solo la camorra ad esserne responsabile.

L’intero stivale, isole comprese come si vede in questo periodo, è sempre più ridotta ad un’immensa pattumiera che prende fuoco facilmente e volutamente. Altro che le giornate ecologiche a raccogliere le bottigliette di plastica nei boschi, cosa buona e giusta, ma evidentemente l’ordine di grandezza dei problemi andrebbe invertito e affrontato molto più decisamente.

Non fa molto caldo solo perché è estate.
Non piove come nella stagione dei monsoni al Nord Italia perché casca l’acqua dal cielo.
Non si sciolgono i ghiacciai perché le situazioni in fondo cambiamo.
Non siamo al massimo di gas serra nell’aria perché si scureggia troppo (anche, ma non solo).
Questa porzione di territorio fa parte di un pianeta che sta implodendo a causa del modello capitalista.
Non c’è bisogno di Marx, l’incubo di tutti gli sfruttatori, basta molto meno per capirlo, è intuitivo ed evidente.

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