La Fazione di messer Silfagnio, gli PseudoModderatti, la monnezza e il cementum

Continuano le pungenti storielle dei Satiri di Marino, la terza uscita con messer Silfagnio

La vena satirica non cenna ad esaurirsi e tutto sommato ci fa piacere alternare i comunicati di questa accesa campagna elettorale con qualcosa di più scanzonato ma che tutto sommato lascia diversi spunti sui quali riflettere prima del voto.

La Fazione di messer Silfagnio, gli PseudoModderatti, la monnezza e il cementum

Cari lettori, come avrete capito, messer Sifagnio era davvero un personaggio particolare. Nonostante la sua modesta preparazione, aveva risalito tutte le classifiche del consenso della Contea al tempo del regno del signorotto Pallozzo, superando i 1000 voti personali, un vero recordman. Più di una volta Pallozzo lo aveva definito “u bracciu destru”, e così era. Lo seguiva ovunque, lo consigliava e da un certo momento in poi era diventato il gestore di tutti gli “affari” politici del Pallozzo, affari che non erano davvero pochi e a volte le torte da dividere erano davvero complicate. Silfagnio assomigliava fisicamente aSuperciuk (per chi non lo ricorda basta cercare su internet una sua foto o guardare la vignetta …) e per emularlo meglio faceva anche, a tempo perso, il netturbino. Va riconosciuto che la Fazione degli PseudoModderatti era un combriccola niente male. Tra tutti spiccavano: Cecchio il permaloso, noto a tutti per il suo impeccabile look; Prinsy il venditore, che era diventato famoso per l’idea del riciclo dei rifiuti della Contea (che lui chiamava con vanto raccolta differenziata) realizzando, con la complicità di Sifagnio, una montagna di monnezza al di là del lago di Albino in zona Ronciglianna; Bartolonio il Jolly, per la sua capacità di adattarsi a tutte le fazioni a cui gli conveniva aggregarsi pur di influire sulle scelte urbanistiche e, per finirla qui,Johnny t’AcChiappa l’abusivo, che per narcisismo soleva affiggere suoi manifesti abusivi in ogni angolo del regno infastidendo la maggior parte degli abitanti nella zona delle antiche Mole.

Il programma di Silfagnio era semplice: si poteva avere qualsiasi cosa da lui, bastava votarlo. Più in dettaglio: se non hai un lavoro, ti prometto di dartene uno alla Multiservizi della Contea se vuoi costruire un nuovo piano nella tua casa, ti faccio avere il permesso se vuoi fare una speculazione edilizia, compra un terreno e ti faccio costruire se non riesci a pagare la bolletta, te la pago io se ti serve un aiuto per qualsiasi cosa, sono qui, votami e ti aiuto.

Insomma, poche parole chiare e inequivocabili che aveva imparato dal suo maestro Pallozzo che facevano breccia ogni volta nel cuore di burro di una parte degli abitanti della Contea, affannati e in difficoltà. Inoltre, nell’ultima campagna elettorale Silfagnio si era superato e inviando a casa degli abitanti un DiVuDi pagato coi primi rientri della piantaggione del cementum al Divvino Ammore aveva stabilito: di essere il più grande ambientalista della Contea e avversatore delle discariche, nonostante avesse accumulato in discarica l’80% dei rifiuti della Contea negli ultimi otto anni, di portare dall’anno successivo il Gran Premio di Formmula Ugno nel centro storico di Marigno per rialzare l’economia, di rendere pedonale il centro storico della Contea abbattendo le antiche e inutili case di corso Trieste, di costruire l’ascensore più veloce della Contea per portare i sudditi dalla stazione del treno del centro storico all piazza Garibalda, di spostare il Lago di Albino a Marigno, in località Costa Casella (già ampiamente urbanizzata dal Pallozzo), per aumentare il turismo.

In aggiunta, Silfagnio poteva contare sull’appoggio costante e potente dei piantatori del cementum, che con laute mance e appoggi vari gli garantivano cene elettorali da Ellio Cabbala, a Casa de Cesare e alla villa degli Appi. In più offriva nutellamparty, festini e ricchi cotillion anche in danaro per i potenziali elettori.

Infine, la prerogativa di Sifagnio e degli PseudoModderatti erano i lavori pubblici sotto le elezioni. Tutti lavori straordinari e d’urgenza, fatti fare agli amici degli amici: rifacimento di piazze, scuole, parcheggi, manti stradali e chi ne ha più ne metta, che garantivano visibilità e circolazione di denaro a scapito della povera popolazione che lì per lì, stordita, li apprezzava cadendo nel tranello per la sorpresa di tanta efficienza, ma poi si trovava a pagarli, dopo il voto, 5 volte di più del loro valore. Insomma,messer Silfagnio era un genio della clientela.

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