La rotonda di via Mameli, una storia esemplare

Camion non riesce a passare per lo spartitraffico

Camion non riesce a passare per lo spartitrafficoIl bestione si dimena sbuffando furiosamente. Stride, ulula pietosamente ma alla fine si arrende. Preso in trappola, dopo svariati tentativi di liberarsi, si rassegna alla sua sorte. Non è un documentario preso sul fiume Zambesi durante la migrazione degli gnu. E’ quanto accaduto alla rotonda tra via Mameli e via delle Capanne di Marino e che potete vedere documentato in maniera esemplare dalle foto.

Questa volta è stato necessario l’arrivo di una squadra debitamente attrezzata per sradicarlo , letteralmente, dai marciapiedi tra i quali si era incastrato senza rimedio.
Il risultato di questo lavoro di sbrecciamento è anch’esso stato immortalato dal nostro brillante fotografo dilettante. “Non è la prima volta che succede – ci dice – la rotonda è stata progettata senza tener conto della misura di camions ed autoarticolati in circolazione.” Non si tratta di uno dei primi esempi italiani di rotonde spartitraffico. Questa rotonda, decisamente male concepita anche agli occhi superficiali di un profano, è stata approntata e messa in opera nell’anno di grazia 2008, terzo dell’era Palozzi.
Le pericolose irregolarità alle quali gli automobilisti sono spinti e qualche volta costretti fanno anch’esse parte del nostro book. “Eppure – ci dice il nostro testimone – sin dal 1997 quando cominciò la spinta in favore della rotonda, da parte del locale comitato di quartiere, nei progetti che proponemmo veniva indicata la necessità di acquisire una piccola fetta di terreno per garantire la reale funzionalità dell’opera, segnalando, allora, la disponibilità del privato proprietario del pezzo alla cessione.”

Tale positiva opera di pressione sulle autorità comunali, condotta dal Comitato e dagli organi della circoscrizione competente, si protrasse per svariati anni. Finalmente giunse a compimento l’arduo iter decisionale del provvedimento. Nel frattempo però lo “stile decisionista” del subentrato Palozzi aveva di fatto azzerato qualsiasi contatto con le locali rappresentanze del territorio. I lavori, eseguiti senza la verifica ed il controllo dei cittadini che per anni si erano interessati della questione hanno prodotto questi desolanti risultati.
Questo modo accentratore e “proprietario” di concepire la spesa pubblica non poteva che portare a uno spreco insensato di denaro pubblico con un peggioramento oggettivo della situazione preesistente. Un bell’esempio di presunzione maldestra.
E pensare – ci dice il nostro interlocutore – che nel programma di Palozzi c’è letteralmente scritto: noi del terzo millennio amiamo confrontarci con conoscenze e con saggezze”.

La lezione che vogliamo trarre è proprio che la nostra proposta di trasparenza e partecipazione dei cittadini si traduce alla fine nel miglior uso del denaro pubblico.

Sartana

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